Intervista a Riccardo Breda

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Di Barbara Fondelli - Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne CCIAA Maremma e Tirreno

>> Il Presidente interviene a tutto campo sull'attuale situazione di grave difficoltà per le imprese, commenta il ruolo svolto dalla Camera di commercio e prefigura le linee guida dei prossimi interventi che la Giunta sta varando <<

Dai numerosi e pressoché quotidiani contatti con i rappresentanti delle imprese grossetane e livornesi in questo periodo, qual è l’impressione che ne ricava? Quali sono le esigenze che le imprese reclamano di più?

Con le associazioni di categoria il confronto è continuo e lo è stato fin dall’inizio della crisi Covid-19.

Il lavoro della Giunta, poi, al cui interno sono rappresentati tutti i settori economici, è proseguito costantemente. Il grido d’allarme è generalizzato e conferma la grande difficoltà di tutte le imprese, con alcuni settori maggiormente colpiti, come quelli che hanno vissuto la chiusura fin da subito e che in base alle disposizioni saranno anche gli ultimi a ripartire. E poi, il turismo, in questo momento azzerato.

Quali sono le esigenze? Principalmente la liquidità. Come emerso nei due sondaggi che abbiamo promosso tra le imprese, l’accesso al credito e la cassa integrazione sono le emergenze da risolvere subito.


La Camera di commercio nell’emergenza sanitaria ha rapidamente convertito la sua attività fornendo alle imprese una serie di informazioni, e alle autorità, come le Prefetture, un supporto costante in termini di professionalità e competenze. Gli uffici sono rimasti pienamente operativi anche da remoto e rispondono in tempo reale agli utenti. Ritiene che in questo frangente il ruolo rivestito dalla Camera di commercio sia stato di pubblica utilità? Come potrebbe evolversi in futuro?

La Camera di Commercio ha affrontato al meglio questa situazione grazie all’elevato tasso di digitalizzazione, un percorso unico nell’ambito della pubblica amministrazione che ormai vede il sistema camerale erogare sevizi per la maggior parte digitali. L’emergenza ha evidenziato questa natura informatica e innovativa, tanto più per la nostra Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno che opera abitualmente su due sedi diverse e due territori diversi, una situazione che ci ha già abituato a lavorare a distanza.

I nostri uffici sono sempre stati attivi e in costante contatto, anche in remoto, con autorità e imprese. Vale la pena sottolineare il grande lavoro effettuato dall’Ente a supporto delle prefetture. In più, la Camera di Commercio ha spinto sul pedale dell’acceleratore nell’innovazione: è di pochi giorni fa il lancio del nuovo servizio di riconoscimento in remoto per la firma digitale. Quest’ultima è infatti un documento per il quale era indispensabile fino ad oggi presentarsi personalmente allo sportello. Nel contesto di emergenza si è deciso di superare questo limite proponendo una nuova modalità di riconoscimento via webcam. Una dimostrazione concreta di flessibilità che tutti gli enti pubblici dovrebbero cercare di emulare.

Le imprese si sono rese conto che possono rivolgersi alla CCIAA ora come prima, ma in digitale, e questo porta verso la semplificazione.

Questa è la strada da imboccare con sempre maggiore decisione, anche e soprattutto per le piccole e piccolissime imprese, ma ciò implica che le imprese stesse si abituino sempre più a modalità operative digitali.


Su quali ipotesi di intervento camerale si sta orientando, insieme alla Giunta, per venire incontro alla difficile situazione di tante imprese del territorio? È già chiara l’entità dello stanziamento ed il tipo di azioni ritenute più efficaci?

L’orientamento è rivolto alla digitalizzazione. Come dicevo questo è un passo da fare anche per le imprese, soprattutto le piccole. È il momento di ripensare il business utilizzando gli strumenti innovativi che finora molti hanno potuto ancora ignorare. Anche in questo frangente la Camera di Commercio non lascerà sole le imprese: la CCIAA andrà verso un progetto di assistenza alla digitalizzazione attraverso un aiuto concreto e articolato rivolto proprio alle piccolissime imprese, con voucher per la dotazione informatica e tecnologica accompagnati da formazione specifica per l’e-commerce e lo smartworking.

È il momento di favorire nel sistema economico il balzo evolutivo che finora ci siamo permessi di rinviare: l’esperienza di questi giorni ci parla di come i piccoli sopravvivano proprio grazie al web, ai social network, alle consegne a domicilio ordinate via mail o via chat. 

Posso dire che metteremo a disposizione tutte le risorse che riusciremo a reperire, investendo sia per far fronte alla crisi che stiamo vivendo ma anche all’onda lunga che si estenderà sul 2021.


La Camera di commercio, sotto la sua guida, ha lavorato molto per riunire le forze di tutte le componenti istituzionali ed economiche attorno a temi ritenuti prioritari per lo sviluppo di un’area che abbraccia due province diverse ma che hanno alcune criticità in comune. Nell’immediato “dopo-Covid19” qual è il panorama che vede?  

Il nostro territorio ha dato prova di unità grazie all’esperienza dei due tavoli per lo sviluppo di Grosseto e Livorno. In ambedue le esperienze tutti i settori economici, inclusi i sindacati, si sono trovati insieme per lavorare a formule di proposta e richiesta comuni, mettendo fine ad una inutile divisione che ci ha sempre danneggiato. È fondamentale che questa esperienza venga mantenuta anche in questa fase difficile, tanto più che le problematiche sono sempre le stesse, ancora più urgenti.

Quello che ci aspettiamo è l’intervento infrastrutturale prima di tutto. Abbiamo due aree di crisi, una complessa ed una non riconosciuta tale ma con tutte le caratteristiche del caso, le cui priorità sono quelle di sempre, ora divenute un grido disperato. L’investimento pubblico in una situazione post - disastro diventa una necessità assoluta.


Quali sono i principali pericoli per il nostro territorio e quali invece le possibili prospettive, a suo avviso?

Il pericolo è continuare a non essere ascoltati e non vedere attivato l’investimento pubblico, le prospettive sono nello sviluppo di un turismo di prossimità ma completamente ripensato: il nostro territorio offre estesi spazi naturali che sono oggettivamente un vantaggio. L’ipotesi è che ci orienteremo sempre più su esperienze turistiche all’aria aperta, puntando sulla qualità della vita, in qualche modo sempre più slow.

La vivibilità è una forza del nostro territorio: costa, arcipelago, area montana offrono grandi bellezze naturali con una bassa densità di abitanti che ben si prestano alle esigenze del turismo nel prossimo futuro. Come molte delle tecnologie e delle esperienze adottate nell’emergenza, è probabile che, se sapientemente valorizzato, questo cambiamento nelle abitudini del turista possa trasformarsi in un vantaggio permanente. La crisi sanitaria cambierà abitudini e stili di vita, e sicuramente abbiamo delle opportunità per un rilancio turistico che punti sulla qualità.


Lei riveste il ruolo anche di Presidente delle Camere di commercio toscane e, a livello nazionale, è uno dei vicepresidenti. Da questo osservatorio più ampio che cosa può notare in merito all’economia regionale e nazionale?

La fotografia del primo trimestre nazionale è un saldo negativo nella nati mortalità delle imprese che non era tale sette anni, e i numeri a livello regionale e locale rispecchiano questa tendenza, dato che ci fa molto preoccupare per il futuro.

La preoccupazione è nel perdurare della chiusura delle imprese, ed ancora non abbiamo un’idea della mortalità delle imprese nell’arco dei prossimi 3 anni. Perché è bene tener presente che la grande difficoltà sarà nei prossimi anni. Gli interventi attesi da parte del governo sono vitali, e ci auguriamo arrivino nel più breve tempo possibile e siano all’altezza delle necessità.

 

In tutto questo, una cosa è certa: l’impegno che ci dobbiamo prendere tutti è quello di demolire la burocrazia. Questa, come nel caso della digitalizzazione, deve essere la spallata che ci permette di smantellare una sovrastruttura che soffoca da anni il mondo imprenditoriale e tutto il paese. Deve essere chiaro: la semplificazione non è bastata, l’approccio soft non ha dato risultati e quindi adesso dobbiamo smantellare ciò che è stato, adottando modalità e punti di vista completamente ribaltati.